"Chiunque passa è considerato,
chiunque si ferma è considerato,
neppure uno può fallire."
- Walt Whitman
chiunque si ferma è considerato,
neppure uno può fallire."
- Walt Whitman
Il 28 agosto iniziava il mio corso al college, il 25 stavo tornando da un viaggio in esplorazione del Nord della Scozia. Verso la fine del mese la mia famiglia – che si è trasferita in Irlanda dopo mesi in viaggio in camper – è arrivata a Glasgow. Chiaramente, hanno cercato di sorprendermi arrivando un giorno prima del previsto, ma io quasi me l’aspettavo – a mentire i miei non sono poi tanto bravi – e il camper che era apparso nella stradina di fianco a casa giusto quando avevo terminato le pulizie in salotto era molto sospetto. Cercare di stare appiccicati alla porta d’ingresso del condominio per non essere visti dal balcone poi non è esattamente facile quando si è in cinque. Per la notte i miei fratelli si sono accampati sul mio divano, mentre i nostri genitori dormivano con il piccolo sul camper parcheggiato davanti alla piccola stazione in fondo alla strada. Dopo docce e un po’ di spesa, siamo ripartiti tutti insieme la domenica mattina. Il primo giorno di viaggio è trascorso per lo più in camper. Appena passata Stirling ci siamo ritrovati in un paesaggio viola: erano iniziate le famose brughiere scozzesi. Colline ricoperte di erica e muschio sfilavano ai finestrini. Ogni tanto un lago rifletteva il grigio-blu del cielo mischiandolo ai colori della brughiera. Partiti da Glasgow abbiamo circumnavigato Stirling prendendo la strada turistica e siamo arrivati fino alla zona dei laghi, fermandoci alla sosta di Queen’s View. La sosta era un punto panoramico con un parcheggio, un bar, un punto informazioni e una mini zona picnic. La vista del lago era stupenda, uno specchio d’acqua con le scie delle correnti e i riflessi del sole che spuntava tra le nuvole che coprivano il cielo. Il secondo giorno abbiamo toccato Inverness, senza fermarci a visitare la città, e ci siamo spinti fino al Loch Ness, costeggiandone la punta più orientale. Abbiamo mangiato a una sosta sulla strada e siamo poi scesi sulla riva per salutare le acque che hanno ispirato libri e misteri. Proseguendo verso l’oceano, ci siamo fermati per la notte nel parcheggio di un paesino dove i miei fratelli hanno mangiato il loro primo fish and chips inglese. Riprendendo il nostro viaggio verso il Nord e costeggiando l’oceano abbiamo incontrato i primi fiordi, la costa frastagliata e le scogliere. A un certo punto ci siamo imbattuti in una spiaggia raggiungibile a piedi e abbiamo fatto una sosta per provare a salutare l’oceano da vicino. Giusto prima di scendere abbiamo notato un cartello: la spiaggia è radioattiva. Aperta al pubblico, ma radioattiva. Non serve dire che non abbiamo fatto una passeggiata sulla riva. La costa scozzese offre uno spettacolo mozzafiato se ne ho mai visto uno. L’aria fredda, i paesini piccoli e avvolti dagli spruzzi del mare che ne sfumano i contorni, la nebbia che rotola giù dalle colline, le nuvole nere da un lato e bianche dall’altro. Il contrasto tra tempesta e pace, l’ululato del vento e il respiro del mare, il fumo e la brina e noi sul confine tra le due facce della Scozia. Il freddo e la pioggia, il sole riflesso sul mare, arcobaleni pronti a fiorire in qualsiasi punto del cielo, testimoni dell’armonia tra contrasti, dell’equilibrio tra forze opposte. La brughiera è il terreno comune, ospita gli spruzzi del mare e l’acqua della tempesta, accoglie il vento e riflette i raggi del sole negli specchi d’acqua sparsi tra l’erica. E nella brughiera ci siamo fermati a dormire, giusto sul bordo, quasi toccando il viola dell’erica. In un punto panoramico a bordo della strada, le colline alle spalle e l’oceano all’orizzonte. La notte è stata una delle più magiche nella mia memoria. La pioggia batteva e il vento ululava, la notte portava in vita tutte le storie nate da quelle distese di viola scurite dal buio. Potevo sentire la banshee arrivarci alle spalle, la immaginavo a esplorare il piccolo parcheggio, pronta a incrociare lo sguardo di un avventuriero troppo temerario. A un certo punto quella notte ero sicura che se avessi osato scostare la tendina del finestrino e guardare fuori avrei visto grandi occhi verde muschio che mi avrebbero trascinata all’aperto, dentro alla brughiera, a vagare per sempre tra erica e muschio e reclutare nuovi fantasmi di notte tra passanti troppo coraggiosi. La tentazione di guardare si faceva più forte ogni volta che mi voltavo verso i sedili davanti e vedevo la luce gialla e spettrale che si infiltrava dal finestrino dell’autista. Quella notte, tra l’ululato del vento e lo scroscio della pioggia, avrei potuto giurare che ci fosse qualcosa là fuori, in attesa, sempre in attesa di uno sguardo. Il vento dava voce a mille creature a cui storie e leggende hanno già dato centinaia di volti diversi. Non ho dormito granché, ma ho resistito l’impulso di guardar fuori. Il giorno dopo abbiamo proseguito lungo la costa e siamo arrivati al punto più settentrionale della Scozia, ci saremmo inoltrati fino a Cape Wrath – il paesino più a nord dello stato – se la strada lo avesse permesso. Incontrando una spiaggia non radioattiva, abbiamo potuto fare quella passeggiata lungo l’oceano che non ci eravamo permessi prima.
Un piccolo sentiero conduceva alla spiaggia, ma, per quelli che amano arrampicarsi come i bambini che cercano di scalare l’albero nel cortile di casa, c’era anche la possibilità di raggiungere la spiaggia facendosi strada tra le rocce. Con i rischi al minimo – l’eventuale caduta non avrebbe causato troppi danni – David ed io ci siamo permessi qualche piacere infantile, evitando il sentiero tracciato e infilandoci tra le rocce. Dopo aver salutato il mare e aver rifiutato più volte l’invito a fare la zipline come regalo di compleanno – una zipline correva sopra la brughiera di fronte alla spiaggia, da una collina all’altra, e dall’aspetto del cavo non era un’esperienza che ero incline a rischiare – abbiamo pranzato sulla sosta lungo la strada, di fronte all’oceano, per poi riprendere il viaggio. Per la notte ci siamo fermati in una sosta sulla strada vicino a Ullapool. Il giorno dopo non eravamo più diretti al Nord. Dopo aver raggiunto la costa più settentrionale rimaneva solo la discesa verso sud. Siamo passati di nuovo per Inverness e tornati al Loch Ness per costeggiarlo fino in fondo. Nessun avvistamento di Nessy, purtroppo, sebbene in camper si discutesse la sua esistenza. La notte ci ha trovato in un parcheggio sull’oceano in Fort William, da cui siamo stati più o meno cacciati la mattina dopo – sebbene con molta calma e cortesia. Quello stesso giorno finivano i miei anni da teenager e per festeggiare i 20 ci siamo fermati a mangiare sulla costa di Loch Lomond con torta preconfezionata, profiterole di Tesco e Coca Cola – e dopo una settimana di panini al salame e limonata, il cambiamento era fortemente apprezzato. Lo stesso giorno siamo tornati a Glasgow, visto che il tempo prometteva di essere avverso e una camminata lungo il lago non era altrettanto invitante sotto la pioggia scozzese. Muoversi in camper offre possibilità meravigliose, ma dormire in sei in un camper da tre è follia. Nonostante le notti in bianco e i calci di Cesco nel letto, questa vacanza rientra sicuramente nella top 3 dei migliori compleanni.
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Sara
Aspirante giornalista, blogger, scrittrice e viaggiatrice. Categorie
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