"Chiunque passa è considerato,
chiunque si ferma è considerato,
neppure uno può fallire."
- Walt Whitman
chiunque si ferma è considerato,
neppure uno può fallire."
- Walt Whitman
Journalists in the making - not students.Oggi sono andata in centro per sistemare una volta per tutte la questione tasse – ora è tutto a posto – e subito dopo mi sono presentata al college per l’introduzione al corso. L’aula in cui mi siedo è ampia, banchi disposti a ferro di cavallo, una cattedra con computer collegato al proiettore, lungo gli altri tre lati della stanza tavoli con computer per gli studenti. Facciamo la conoscenza di tre insegnanti, una dei quali avevo incontrato visitando il college per la prima volta. L’uomo è vestito in modo molto professionale e scherza di continuo, è il professore di Public Affairs (Affari Pubblici) e Shorthand (Stenografia). Introduce le sue materie e ci spiega cosa studieremo, che persone incontreremo, che posti visiteremo. Tra questi incontri elenca responsabili dell’UE, figure importanti tra le autorità scozzesi (tra cui il segretario di stato), tra le visite parla di quella al parlamento scozzese, dove avremo la possibilità di interagire con i parlamentari e i giornalisti che coprono l’argomento. L’altra insegnante che presenta la sua materia è quella di, mettiamola al generale, scrittura. Inizia con un’affermazione: “you’re not students, you are journalists in the making” (“voi non siete studenti, siete giornalisti in crescita”). Dopodiché ci invita a sognare in grande e puntare alto, no, più alto. Ci promette che se vogliamo farcela ce la faremo, se vogliamo avere successo avremo successo. Entrambi ci dicono che questo corso richiederà impegno, alcune materie saranno difficili, dovremo offrire il meglio di noi. Nessuno di loro pone la questione al negativo. Nessuno dice una singola volta “se non studiate duro non passerete”, “se non vi impegnate molto non ce la farete”. Quello che ripetono più volte è “se siete determinati a farcela, avrete successo”, “credete in voi, perché se siete determinati nella vostra passione, sarete i migliori”, “puntate in alto, molto in alto, perché potete arrivarci”. Le storie personali che condividono con noi non seguono la linea di “ho lavorato duro e studiato molto, per questo ce l’ho fatta”, ma “ho deciso di credere in me e non mi sono arreso davanti agli ostacoli, per questo ho avuto successo”. A fine incontro la responsabile del corso augura di rivederci tutti ad agosto, ma invita coloro che potrebbero non essere ammessi (chi ha ricevuto un’offerta condizionata non è ancora ammesso per certo) di non scoraggiarsi, di tornare al college per parlare e confrontarsi, per trovare un’altra strada. Nelle scuole italiane viene ripetuto a ritmo martellante quanto sia difficile, come bisogni studiare duramente per farcela, si parla subito degli esami, di quanto serve esattamente per passare, gli insegnanti sono autoreferenziali e si pongono come qualcuno che ha faticato per arrivare dov’è, si lodano perché loro hanno superato il duro studio e si sono sudati la loro laurea. Qui non uno degli insegnanti ha parlato delle sue qualifiche, tutti ci hanno detto dei lavori che hanno svolto nel settore, ma non abbiamo sentito parlare di lauree o altri titoli di studio. In Italia in genere le prime cose che impariamo dei nostri professori – questo anche alle superiori – sono le loro lauree, in che cosa?, quante?, specializzazioni? In Italia tra le prime cose di cui i professori parlano ci sono poi le loro pubblicazioni. Quasi ogni insegnante dei corsi universitari che ho frequentato ha pubblicato uno o più libri e pensa che siano il miglior manuale per apprendere la materia. Questo vale anche per molti insegnanti delle superiori. Per quanto sia positivo, per quanto possa essere contenta per queste persone che sono riuscite a pubblicare i loro libri, un’aula scolastica non dovrebbe essere usata per farsi pubblicità, specialmente quando i libri in questione non soddisfano le laudanti descrizioni. Insomma, in Italia le prime cose che vediamo di un professore sono curriculum e portfolio (già comodamente disponibili online). Oggi in aula la professoressa di scrittura ci parla della sua iscrizione a un corso, di come non sia stata ammessa, ma, determinata a farcela, abbia continuato a insistere ottenendo un posto all’ultimo minuto. Non ci elenca lauree e qualifiche, ci parla di come si pone nel suo lavoro, ci dice che quando si trova in una situazione che, normalmente, potrebbe metterla a disagio, si arma di determinazione e autostima da reporter e ne esce vincitrice. Al primo incontro con gli insegnanti non veniamo avvertiti di quanto difficile sarà questo percorso di studio, ma invitati a credere in noi stessi ed essere ambiziosi. Qui si punta al massimo e se si arriva un po’ più in basso è grandioso ugualmente, in Italia si punta a un minimo per tutti e se poi qualcuno arriva più in alto non fa niente, va bene anche quello. Gli studenti in Italia vengono trattati come possibili perdenti, qui come incipit di successo.
0 Commenti
Il tuo commento sarà pubblicato dopo l'approvazione.
Lascia una risposta. |
Sara
Aspirante giornalista, blogger, scrittrice e viaggiatrice. Categorie
Tutto
Il mio blog in inglese.
Seguite i miei viaggi e i miei pensieri qui. Qui potete trovare il mio portfolio online.
|