"Chiunque passa è considerato,
chiunque si ferma è considerato,
neppure uno può fallire."
- Walt Whitman
chiunque si ferma è considerato,
neppure uno può fallire."
- Walt Whitman
Il primo lavoro che ho trovato qui a Glasgow è in un’agenzia immobiliare, rispondo alle chiamate, ricevo i clienti che passano per l’ufficio e prendo nota per poi riferire i messaggi al proprietario che è in vacanza. È un lavoro di sole due settimane – mentre il proprietario è via – ma la paga è buona ed è ottimo come primo lavoro. Non lavoro qui da molto, pochi giorni, ma è abbastanza per stupirmi ancora una volta, e molto più del solito, delle persone che smaniano dietro un lavoro fisso e a tempo pieno. Io sono in ufficio 8 ore e mezza al giorno, dalle 9 di mattina alle 5.30 del pomeriggio, e non è pesante perché non c’è molto da fare e posso scrivere, leggere o occuparmi dei miei blog. Non mi perdo niente perché faccio in ufficio ciò che farei a casa. Ma se dovessi immaginare vivere con qualcuno, magari avere dei bambini, questo comodo lavoro vorrebbe dire stare con la mia famiglia solo tre o quattro ore la sera. Saluterei mia moglie al mattino, magari senza svegliarla, non parlerei nemmeno con i miei figli prima di andare a lavoro, tornerei a casa la sera giusto in tempo per la cena, ci racconteremmo la giornata a tavola, poi rimarrebbero solo un paio d’ore per stare insieme prima che la stanchezza ci porti a letto. Il weekend sarebbe libero, ma mia moglie potrebbe dover lavorare e potrei dovermi occupare dei lavori di casa, i bambini magari dovrebbero fare i compiti o studiare e forse qualche parente o amico potrebbe visitare. Che tempo rimane quindi per stare insieme? Non sto dicendo nulla di nuovo, ho appena descritto quella che è la quotidianità per molte famiglie. L’ho sempre trovato un modo di vivere insensato quando si ha una famiglia, ma ora mi rendo conto quanto folle sia. Ho fatto e sentito questo discorso tante volte, ma entrando ora personalmente nel mondo del lavoro, mi rendo conto ancora più chiaramente della follia su cui si basa la nostra società. Molti giustificano queste scelte con la scusa dei soldi. Per sopravvivere oggi servono soldi. Lavoriamo, sottraendo tempo al nostro benessere, per guadagnare, poi investiamo soldi per lavorare di più e meglio, più comodamente. Ci servono pochi soldi per vivere, tanti soldi per lavorare. La sopravvivenza non è molto costosa, ma l’appartenenza sì. La società in cui viviamo costa tanti soldi, ma l’iscrizione al suo consumismo non è obbligatoria. Ma parliamo di soldi. Sul sito del governo del Regno Unito si legge che la paga minima ad oggi (aggiornato aprile 2017) è di 7.50£ all’ora per le persone sopra i 25 anni – 7.05£ per i ragazzi tra i 21 e i 24 anni, 5.60£ per i maggiorenni fino ai 20 anni. Se 7.50 è la paga minima, una persona adulta con esperienza lavorativa riuscirà sicuramente ad arrivare a 10£ all’ora. 10£ all’ora significa 600£ al mese lavorando 15 ore a settimana, 800£ per 20 ore e 1200£ lavorando 30 ore a settimana. Prendiamo la media di 20 ore a settimana, lavorando 5 giorni a settimana vuol dire 4 ore di lavoro al giorno e molto più tempo da passare con i figli. Ora consideriamo che entrambi i genitori siano giovani e abbiano uno stipendio di 800£ al mese, insieme guadagnano 1600£ al mese. Senza lussi, vivendo in affitto in un appartamento invece di una casa e con una quotidianità semplice, potrebbero aver bisogno dalle 800 alle 1000 sterline al mese per i costi della casa (affitto, bollette e alimenti). Le tasse potrebbero richiedere 200/300/400 sterline al mese. Dopo tutte queste spese mensili, rimangono almeno 200£ per tutto il resto. Ponendo che non usino l’auto quando non è necessario e che abbiano una sola macchina in due, potrebbero spendere un centinaio di sterline al mese come mantenimento. 100£ rimangono per eventuali costi extra, o per fare qualche sorpresa ai bambini. Non ho considerato l’educazione dei figli perché, parlando di una coppia giovane, i bambini si suppone siano in età di obbligo d’istruzione e sia in Regno Unito che in Italia i costi sono coperti (non è sempre così, ma con un po’ di insistenza persino in Italia a volte si riesce a far rispettare la legge), qui in Scozia poi anche il college e in certi casi l’università sono coperti dallo Stato. La famiglia dell’esempio non mette da parte molti soldi, non ha delle vacanze costose, a volte forse non va in vacanza per tutto l’anno, non compra giochi nuovi ai figli ogni settimana, non si può permettere ristoranti e luna park. Però passa del tempo insieme, i genitori guardano i figli crescere e i bambini imparano a conoscere i loro genitori, la coppia non dimentica di amarsi tra la frenesia del lavoro e hanno tutti più tempo per fermarsi a sorridere per strada. Facendo una veloce ricerca su internet si vede che lo stipendio annuo medio per un lavoro part time è di 20,536£ (altri siti però indicano anche 57,500£), che vuol dire 1,711 al mese. Con questa media, prendiamo pure una famiglia che ha costi più alti (magari sono più numerosi, hanno tasse più alte, ecc.). Ponendo che entrambi i genitori lavorino part time per 1,700£ al mese, lo stipendio di uno dei due dovrebbe bastare a coprire le spese di casa e verosimilmente anche le tasse. Gli altri 1,700 dovrebbero bastare per auto, costi extra e un po’ di intrattenimento. In Italia probabilmente la media è inferiore, considerando che lo stipendio di un insegnante parte da 1,400€ al mese. Tuttavia non dovrebbe essere difficile per un adulto con esperienza lavorativa raggiungere i 1,000€ al mese. Ma in una qualunque casa moderna trovi molte più spese che quelle che ho preso in considerazione. C’è la televisione, il canone e/o Sky, il WiFi o qualche connessione a internet, gli smartphone – non solo quelli dei genitori ma anche quelli dei bambini – e relativi abbonamenti per chiamate, messaggi e traffico dati, magari anche un telefono fisso, poi i computer – anche questi per tutta la famiglia – magari qualche tablet, un iPod, un lettore DVD, i bambini potrebbero “aver bisogno” della Xbox, o della Wii, anche se a volte una semplice Play Station può bastare. La dispensa piena di sneak da sgranocchiare per combattere la noia della TV, CocaCola e qualche altra bevanda, acqua in bottiglia anche quando quella del rubinetto è potabile, vestiti nuovi ogni mese (per non dire settimana), decorazioni perché qualche foto non basta a rendere accogliente la casa in cui passiamo quel poco tempo che ci resta dopo il lavoro. Non dimentichiamoci tutti gli accessori per gli smartphone, prima la cover, poi il vetro antiurto per lo schermo, qualche adesivo per personalizzare la cover, gli auricolari, magari anche delle cuffie, un flash esterno per fare foto migliori la notte, un bastone per i selfie, una borsetta a parte per lo smartphone perché non ci sta in tasca e non vogliamo perderlo nella borsa. E poi le app e tutti gli acquisti che si possono fare nell’app store, e-book, musica che occuperà la mente e non il cuore, audiolibri che non abbiamo tempo di ascoltare, applicazioni per altri messaggi, per videochiamate, per trovare e prenotare i parcheggi in città, per rendersi la vita migliore con un tocco sul touch screen. Ricorda niente quest’ultima parte? Un bel film con una bambina e una tartaruga, una bambola di pezza e una barbie che vuole avere più cose? Non ho considerato quelle spese perché fanno parte della società e ho già detto che l’abbonamento al consumismo è costoso. Immaginate un mondo in cui il lavoro a tempo pieno è solo una fase di chi ha finito le scuole e non ha ancora trovato persone con cui condividere la vita, per chi può permettersi di prendere una pausa dal benessere. Un mondo in cui la maggior parte delle persone lavora part time e ha tempo per la vita, conosce lo stare insieme, sa notare i colori del cielo. Ci sarebbero più posti di lavoro e la vita costerebbe meno perché tutti avrebbero meno da spendere e meno bisogno degli extra pubblicizzati dal consumismo. La strada che stiamo percorrendo non ci porterà a un mondo del genere, ma è ancora una possibilità per i singoli. Solo perché il mondo corre in una direzione, non vuol dire che dobbiamo affannarci a seguirlo.
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Sara
Aspirante giornalista, blogger, scrittrice e viaggiatrice. Categorie
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