"Chiunque passa è considerato,
chiunque si ferma è considerato,
neppure uno può fallire."
- Walt Whitman
chiunque si ferma è considerato,
neppure uno può fallire."
- Walt Whitman
Per la mia Graded Unit ho ricevuto una bella A (con la percentuale piú alta della classe, dovrei dire). Per una volta é stata una soddisfazione ma non una sorpresa. Non avevo ricevuto un voto da tre anni e la differenza della situazione è enorme.
Nella scuola in Italia sono sempre stata in ansia per i voti, non importa quanto il mio rendimento fosse buono, ogni volta che finivo una verifica ero in ansia per il voto, pur sapendo di essere andata bene. Con un dieci sorridevo, con un nove tiravo il fiato, con un otto me ne tornavo al posto in silenzio rimproverandomi mentalmente per gli errori, con un sette avevo il desiderio di nascondermi sotto il banco. In ogni caso, indifferentemente dalla materia, l’attesa per il voto era terribile. Quest’anno non ho sentito alcuna pressione di quel genere, non sono stata in ansia per il risultato, impaziente forse, ma non stressata. Il motivo? Non c’é solo la differenza dell’intero sistema, l’elemento che conta in particolare qui è come gli studenti vengono fatti sentire. Gli insegnanti si sono sempre complimentati con i miei genitori per il rendimento, e nonostante ció non mi sentivo mai abbastanza preparata. Quest’anno ho sperimentato un ambiente di apprendimento ‘scolastico’ fatto di gentilezza e positivitá, un atteggiamento da parte degli insegnanti che aumenta l’autostima invece di farla precipitare.
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Il college è iniziato alla fine di agosto e ormai sono passati due mesi, ci sono stati i primi test e la prima gita, abbiamo già iniziato a incontrare professionisti e politici.
Il corso richiede molto impegno e davvero tanto tempo da dedicare a varie attività non proprio extra-curricolari, d’altra parte è decisamente ottimo e soddisfacente. Come ci si aspetta da un corso universitario non c’è stato un vero e proprio periodo di introduzione, abbiamo semplicemente iniziato a imparare. Come classe gestiamo il giornale del college, il Clyde Insider, (abbiamo appena pubblicato il nuovo sito web) e io ho il ruolo di news and politics editor, gestisco tutti gli articoli relativi a cronaca e politica. Il Clyde Insider non è il tipico “giornale scolastico” che ci si aspetta in Italia, è una pubblicazione vera e propria che viene letta al di fuori dell’istituto e al di fuori della nostra fascia d’età media. Per questo è veramente impegnativo. Copre cronaca, da quella locale a quella internazionale, politica, sport, intrattenimento, scrittura creativa. Sebbene il focus generale sia sugli studenti, il Clyde Insider è un giornale vero e proprio con un pubblico vario al di fuori della scuola. Produciamo articoli a ritmo settimanale e ho già intervistato vari politici scozzesi per alcuni miei pezzi – che presto saranno pubblicati sul sito. Per la versione cartacea invece abbiamo due uscite: a Natale e in primavera/estate. Al momento stiamo lavorando all’edizione natalizia e io sono parte del design team, che si occupa letteralmente di disegnare, impaginare, organizzare, creare il giornale. Siamo nel mezzo dell’azione e il corso si è rivelato molto impegnativo ed estremamente soddisfacente. Veniamo trattati come giornalisti principianti, più che come studenti, inseguire una storia per il giornale è giustificazione sufficiente per essere esonerati dalle lezioni. Perché? Perché la pratica è il miglior insegnamento. Il 28 agosto iniziava il mio corso al college, il 25 stavo tornando da un viaggio in esplorazione del Nord della Scozia. Verso la fine del mese la mia famiglia – che si è trasferita in Irlanda dopo mesi in viaggio in camper – è arrivata a Glasgow. Chiaramente, hanno cercato di sorprendermi arrivando un giorno prima del previsto, ma io quasi me l’aspettavo – a mentire i miei non sono poi tanto bravi – e il camper che era apparso nella stradina di fianco a casa giusto quando avevo terminato le pulizie in salotto era molto sospetto. Cercare di stare appiccicati alla porta d’ingresso del condominio per non essere visti dal balcone poi non è esattamente facile quando si è in cinque. Per la notte i miei fratelli si sono accampati sul mio divano, mentre i nostri genitori dormivano con il piccolo sul camper parcheggiato davanti alla piccola stazione in fondo alla strada. Dopo docce e un po’ di spesa, siamo ripartiti tutti insieme la domenica mattina. Il primo giorno di viaggio è trascorso per lo più in camper. Appena passata Stirling ci siamo ritrovati in un paesaggio viola: erano iniziate le famose brughiere scozzesi. Colline ricoperte di erica e muschio sfilavano ai finestrini. Ogni tanto un lago rifletteva il grigio-blu del cielo mischiandolo ai colori della brughiera. Partiti da Glasgow abbiamo circumnavigato Stirling prendendo la strada turistica e siamo arrivati fino alla zona dei laghi, fermandoci alla sosta di Queen’s View. Cos’ho fatto in quest’ultimo mese? Le attività non sono sembrate tante e il brutto tempo praticamente costante ha portato molta noia – sebbene il clima poco umido permetta di uscire nella pioggia senza ammalarsi, per raggiungere qualsiasi posto la distanza è piuttosto lunga da casa e andare in bici tra pioggia e salite non è molto piacevole. Per questo con la pioggia sono stata principalmente in casa, ma la noia ha portato a scoperte e riflessioni. Questa settimana sono di nuovo in ufficio a lavorare, ma nell'ultimo periodo ho passato giornate intere a mandare curricula (vorrei far notare che Writer segnala la parola curricula come sbagliata) di qua e di là alla ricerca di un part time per quando inizia il corso al college. Qualche giorno fa ho mandato la richiesta di iscrizione all’A.I.R.E. (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) e di recente ho comprato i libri di testo per il college. Nelle rare giornate di sole ho fatto un salto in centro, fermandomi in qualche bar o facendo una camminata (biciclettata) sul lungofiume. Ma quando il brutto tempo mi ha spinto a rifugiarmi in casa, la noia si è fatta sentire. In genere non è un problema rimanere attivi e creativi anche dentro quattro mura, ma con l’inizio del corso così vicino volevo evitare di cominciare lunghe attività che avrei dovuto interrompere. A tratti ho cercato di sfogliare i libri di testo per familiarizzare con le materie, ho letto, ho provato a scrivere qualche storia. Poi però, in seguito a qualche giorno di assenza totale di ispirazione e un po’ di blocco dello scrittore, ho ceduto alle serie TV. Sotto insistenza di un’amica ho cominciato Brooklyn nine nine – serie divertente e molto migliore di programmi come How I met your mother o altre sitcom con comicità piuttosto banale – e ho finito per fare del binge-watching (che, per chi non lo sapesse, vuol dire guardare tante puntate una dopo l’altra). Alle serie TV si sono aggiunti i Social Media e a questi il collaudo delle applicazioni per smartphone che gli insegnanti del college ci hanno chiesto di scaricare (app per video e social journalism), in aggiunta qualche gioco sul cellulare. Alcuni giorni sono passati con una noia nutrita da attività volte a combatterla che si dimostravano noiose esse stesse. Poi il logos. Maniche corte in bici, e persino quando non c'è il sole (e anche in questo momento, quando fuori il cielo è scuro e piove)! Vedete come mi sono abituata in fretta al clima? Foto dall'altro parco dietro casa: Bellahouston ParkFoto da un parco in cui sono capitata per caso: Rouken Glen ParkCi sono momenti in cui la crescita si fa sentire, momenti in cui riusciamo a percepire il cambiamento dentro di noi. Come una sensazione di movimento, come se per un attimo potessimo sentire la strada sotto di noi che scivola via, per un istante ci avvolge l’odore di erba nuova e piante da riconoscere. Quando lavo i piatti e mi perdo a guardare fuori dalla finestra una città nuova, che diventerà presto familiare. Quando sto andando a un colloquio di lavoro, quando preparo i documenti per andare a vedermela con della burocrazia. Quando passo davanti al college che presto frequenterò. Quando mangio in salotto, sul divano, invece che a una tavola apparecchiata, quando riempio il bicchiere direttamente dal rubinetto invece di avere una bottiglia d’acqua sul tavolo. Ogni periodo di vita si distingue per colori, odori, musiche che quando incontriamo per strada ci ricordano il passato. Renato è l’infanzia, con l’odore di fieno e i colori della natura. Mannoia è la pre-adolescenza, con il cielo azzurro e le promesse di non diventare grandi. I Paramore sono la prima adolescenza, con l’odore del fuoco e il buio di un corridoio. Guns ’n’ Roses, Skillet, Rise Against accompagnano l’adolescenza, con colori visti controluce in barattoli e l’odore di terra. Halestorm, Pop Evil e Tchaikovsky mi portano alla fine dell’adolescenza, i colori si liberano nell’aria e l’odore di inchiostro invade le narici . Ora ho bisogno di nuove musiche, perché i colori stanno già diventando pastello e matita, carboncino e sogni, gli odori sono puliti e nuovi e aspettano una colonna sonora. Ci sono momenti in cui siamo consapevoli della nostra crescita, sono attimi di meraviglia verso noi stessi e verso la natura umana. Sono attimi che ti fanno pensare a chi vive i momenti della crescita di un altro individuo e ti fanno sperare che un giorno sarai bravo a ricordarli e apprezzarli come tua madre ha fatto con i tuoi. Dovremmo prenderci una pausa in queste occasioni, per apprezzare chi siamo e la strada che abbiamo percorso, per guardare al passato come possibilità per il futuro. Dovremmo fermarci a pensare che in questo preciso istante siamo il futuro realizzato di un bambino che da piccolo ha creduto e temuto e sperato. In ogni momento siamo un successo, siamo il sogno di una versione passata di noi, una versione che ha saputo spianare la strada per ciò che siamo adesso. La bambina che sono stata sarebbe fiera di me, penso. Sarebbe impressionata dalla scherma medievale, felice di sapere quante volte ho cavalcato nel vento, soddisfatta dei miei risultati in scrittura, sorpresa dai miei viaggi, eccitata dalle scogliere che ho esplorato e i cieli che ho vissuto. Si guarderebbe intorno con meraviglia in questo nuovo paese e amerebbe il parco dietro casa, sarebbe contenta di sapere che ho ancora una mountain bike e non una city bike. L’adolescente che ero potrebbe smettere di combattersi se sapesse dove mi ha portata il viaggio, ma nessuno scontro che ho avuto con me stessa è mai riuscito a buttarmi giù. Io medesima non sono riuscita a scoraggiarmi ed è anche grazie a quell’adolescente che si dava battaglia e riusciva a resistere a se stessa che ora sono qui. Dovremmo prenderci un momento, ogni tanto, per apprezzare tutto ciò che siamo stati, ciò che abbiamo amato e odiato di noi stessi, perché è parte di ciò che siamo ora ed è la nostra crescita. Guardo i vestiti sulla sedia e mi sento crescere, e so che andrò nel mondo domani con la forza di tutte le persone che sono stata e di tutti i sogni che ho inseguito, so che anche in questo momento sto aggiungendo forza alla persona che sarò. Mi è stato detto da tanti che non ce l’avrei fatta. Mi è stato detto da “sostenitori” che l’homeschooling va bene, ma senza diploma non si va da nessuna parte. Mi è stato detto da mio padre che anche se alcuni ce la fanno, sono decisamente pochi e io non sarei mai stata tra quelli. Sono stata definita presuntuosa e “so-tutto-io” da parenti e mi è stato detto che non ne capisco niente del mondo e che la vita non funziona così.
Forse sono presuntuosa. Ho la presunzione di credere che posso costruire la mia vita, ho la presunzione di lottare per raggiungere il futuro che voglio e non quello che mi è consentito. Ho la presunzione di andare avanti e non mollare, nonostante ciò che dice la gente intorno a me. Ho la presunzione di non dare retta a chi cerca di scoraggiarmi. Ho la presunzione di non accettare l’esperienza di un altro come regola per tutti. O forse non sono presuntuosa, forse sono solo ambiziosa. Ho l’ambizione di percorrere il percorso che desidero. Ho l’ambizione di fare la mia scelta individuale. Ho l’ambizione di realizzare i miei sogni. Ho l’ambizione di vivere secondo l’individuo che sono e non secondo uno stampino sociale. In ogni caso, è grazie alla mia presunzione/ambizione, alla mia passione e determinazione che ho raggiunto il mio obiettivo. Ho rifiutato il percorso segnato per noi e ho rivendicato un diritto che mi appartiene: la libertà di fare le mie scelte. Mi sono messa in gioco e ho sfidato i miei limiti, e i limiti che la società aveva tracciato intorno a me. Ho rifiutato la sicurezza in favore del dubbio, ho lasciato una risposta in favore della domanda. Ho dubitato di ciò che sapevo e ricercato nuova conoscenza direttamente dal mondo. Dei due sentieri scelsi il meno battuto, per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto. (cit. “L’attimo fuggente”) Questo non mi ha reso un’esclusa, un’emarginata. Al contrario, ovunque vado ho una storia da raccontare. Ci dicono di distinguerci, di essere unici. Ma quando ci mostriamo tali, ecco che cercano di spingerci di nuovo nei contorni ben delineati dalla società. Unici, ma non troppo. Speciali, ma non troppo. Speciali nel senso di preferire una serata al mare piuttosto che in discoteca, unici nel senso di comporre poesie, distinti nel senso di appassionati di astronomia. Non diversi. Ma nella storia sono i diversi quelli grandi. Dicevano che senza diploma non sarei andata da nessuna parte, io ho volato fino in Scozia. Uno dei primi pasti: una omelette dall'aspetto pessimo, ma ugualmente buona. Aspetto migliore, ma il pollo sapeva da cibo del fast food: buono con la maionese. Dopo aver comprato la bici, ci ho messo mezz'ora per trovare il tunnell per passare il fiume e ritornare alla sponda giusta. La mia coinquilina ama fare dolci e io ho mangiato i primi cupcakes della mia vita. Buonissimi. Netflix era un bonus per rilassarmi dopo essermi persa per le strade di Glasgow. Missione chiacchiere/bugie/sfrappole riuscita! Per il compleanno della mia coinquilina sono riuscita a fare un dolce tipico (anche se di Carnevale). La luce non è buona, ma la carbonara era venuta molto bene. Le foto sotto sono del Pollock Park, il parco vicino a casa. Bellissimo, ottimo per immergersi nella natura ed enorme. Sarebbe bello poter arrivare nel bel mezzo dell’azione.
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Sara
Aspirante giornalista, blogger, scrittrice e viaggiatrice. Categorie
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